top of page
  • Immagine del redattoreSilvia

Fuori dalla torre!

Condividere pensieri e sentimenti con chi esce dalla torre.

Ancora una poesia per riparare la distanza.



Mi sto chiedendo come stiano vivendo i bambini e i ragazzi le prime esplorazioni fuori dopo essere stati tanto a lungo dentro.

Qualcuno ha detto che questo strano tempo che abbiamo vissuto e stiamo vivendo è stato più volte annunciato dai romanzi distopici e che lì potremmo trovare le parole adatte. Ed è certamente vero. Ma non sottovaluterei le fiabe per capire quello che abbiamo vissuto. Le fiabe sanno tutto.

Così, questa volta, per parlare e scrivere con bambini e ragazzi che avrei dovuto incontrare e non incontrerò, scelgo un testo da “In mezzo alla fiaba” (Topipittori, illustrazioni Arianna Vairo) che contiene venti poesie ispirate a venti fiabe diverse. Questi testi non hanno titoli perché funzionano anche come indovinelli (svelati alla fine del libro nelle pagine de I titoli nascosti). Come le fiabe attingono a un fonte molto profonda e dicono più di quello che potrebbe indicare un eventuale titolo.

Ho scelto questa.

Una torre non è un brutto posto

per aspettare

per guardare cosa succede

spingere lo sguardo fin dove si vede

contare le cime degli alberi

cercare un fiume

indovinare gli uccelli

dai versi dal volo dal colore delle piume

giù il sole, su la luna

conoscere le stelle una ad una.

Anche se tutto resta uguale

-non ci sono porte

non ci sono scale-

si allungano i miei capelli

(sembrano disciplinati ma sono ribelli,

sembra una treccia ma è una strada segreta,

sembra una treccia e invece è la fine

della mia attesa inquieta).

Facile indovinare chi stia parlando.

E interessante addentrarsi nel mistero delle contraddizioni che racconta.

Arianna Vairo rappresenta la protagonista con un'immagine fortissima, tutta concentrata nell'intenzione dello sguardo. Il suo guardare sembra fondersi con il fuori, gli occhi si fanno stelle. Non sembra affatto prigioniera. O almeno, non più.

È stato brutto o bello stare dentro la torre? Si può dire che è stato entrambe le cose, che ci è capitato talvolta di pensare l’una e l’altra? Il nostro sguardo (degli occhi e della mente) ha provato a spingersi più lontano? Pur nella situazione difficile, ha catturato qualcosa di bello, nuovo, insolito? Qualcosa a cui non avevamo prestato molta attenzione?

Stare fermi con il corpo infatti non vuol dire per forza stare fermi con il pensiero, con il nostro desiderio di vedere più lontano. E le nostre emozioni possono essere state contrastanti.

Potrebbe essere importante soffermarci e parlarne insieme, oppure scriverne.



Come fa Raperonzolo in questa poesia, proviamo a raccontare che cosa abbiamo visto (dentro la torre o fuori, dentro di noi o negli altri) o che cosa abbiamo pensato. Oppure proviamo a dire che cosa è cambiato anche se tutto sembrava immobile.

Potremmo poi concentrarci su pensieri, desideri e sentimenti di questo momento, ora che stiamo per uscire o abbiamo iniziato a farlo. Possiamo scrivere in versi o in forma di elenco oppure raccontare brevemente.

Dentro la torre, fuori dalla torre.


Sarà interessante leggere e ascoltare quello che i nostri compagni hanno scritto.

Useremo le nostre poesie e i nostri racconti per calarci dalla torre come fossero la treccia di Raperonzolo. Per uscire fuori senza scordare quello che abbiamo visto quando eravamo dentro.

La poesia aiuta questa attesa inquieta. Può sembrare disciplinata la poesia, ma non è vero. È ribelle e se la chiudi dentro per troppo tempo, si trasforma in una via d’uscita. Teniamoci a lei e scendiamo senza aver paura dei nostri sentimenti e pensieri contrastanti. Sono un intrecciati insieme e, se lo capiamo e stringiamo bene, l’intreccio terrà.

Questo è il libro da cui è tratto il testo.


Questo è l'articolo che scrissi alla sua uscita.


(E per ridere un po’, giusto trenta secondi di sentimenti contrastanti per Raperonzolo appena uscita dalla torre nel film Disney)






1.006 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Giorni felici

bottom of page